TUTTI I MITI (SFATATI) SUGLI ANIMALI

26/02/2018 Categorie : Altri Pets , Cani , Gatti

Quante volte usiamo termini come sciacallo, oca, gufo oppure furbo come una volpe? Questi animali sono entrati nel linguaggio comune ma, a volte, la loro accezione negativa non rispecchia la realtà della natura animale. Ecco gli errori più superficiali in cui possiamo incorrere quando parliamo delle caratteristiche uomo/animale:

Rumorosa, irritante, stupida: sei proprio un'oca!

L'origine di questa "superstizione" sulla stupidità di questi volatili, ha origini probabilmente, Medioevali ed è stata portata avanti da una lunga tradizione di fiabe e racconti nordici. Inutile il tentativo di Konrad Lorenz, uno dei padri fondatori dell’etologia, di spiegare che le oche non sono affatto stupide. Secondo Lorenz, si tratta di esseri sociali, anche solidali e capaci di innamorarsi per tutta la vita, con uno spiccato senso di protezione (specie per la prole), che accomuna padre e madre. Sanno essere però estremamente rumorose e "chiacchierone", su questo non possiamo discutere.

Furbo come una volpe! Mica tanto...

Mettiamo in chiaro, non è che siano stupide, ma non sono proprio argute come ci hanno fatto credere. L'origine di questa credenza deriva dagli antichi greci, amanti della zoomorfia, perchè, secondo una loro scala di valori estetico/caratteriali, i tratti aguzzi indicavano spiccata intelligenza e senso civico. La volpe, col suo muso allungato, rispecchiava bene gli aspetti che i greci volevano indicare e, con il suo carattere schivo, e la grande rapidità predatoria, la volpe risultava il paragone ideale all'astuzia. In realtà è un animale estremamente pauroso, preferisce la caccia silenziosa e sicura (infilarsi in un bel pollaio di notte) o nutrirsi di spazzatura, non è nè un lottatore brillante nè, tantomeno, capace di una vita sociale con altri membri della sua specie.

Cocciuto come un somaro... perchè non hai visto mio cugino!

Una credenza che ha origini molto antiche, ma si tratta con tutta probabilità di un semplice paragone che si suole fare con "suo cugino bravo": il cavallo. Se il secondo sembra estremamente elegante, posato ed obbediente è solo perchè somaro ed asino, risultano goffi ed impacciati. Al contrario, è un animale attento e sveglio, ed è dotato di molta più autonomia del cavallo, per questo non si sottomette facilmente e tende a fare quello che vuole lui.

Il coraggio delle aquile

L'aquila testa bianca, adorata come simbolo di forza e saggezza da parte degli indiani d'America (un po' come nella zoomorfia greca) era identificata con i profili degli uomini di valore (naso adunco e tratti spigolosi). Il suo aspetto fiero, la mole e le grosse dimensioni alari, facevano pensare ad un'entità divina saggia e coraggiosa che piomba dal cielo. Nella realtà l'aquila ha prestazioni di volo nella norma, non è nè la più veloce nè la più controllata e, ad una sfida impossibile verso prede più grandi, preferisce cuccioli di ungulati, topi, pesci e marmotte. Insomma, più che coraggiosa, va sul sicuro!

"Fame da lupo", "Attento al lupo", "In bocca al lupo"

Prima del medioevo e della tradizione cristiana, il lupo era simbolo di forza, virtù, coraggio e devozione alla famiglia. Basti pensare a Romolo e Remo, allattati da una lupa, secondo la tradizione della fondazione di Roma. Con i secoli bui, è sceso su questo animale un manto negativo. Forse per colpa di un periodo ecologicamente oscuro, durante il Medioevo, alcuni branchi di lupi avevano cominciato ad attaccare i villaggi umani finendo, in alcuni casi, con il nutrirsi di bambini lasciati soli. Sebbene non ci siano prove certe (alcuni sostengono che sia stato più probabile che dei cani inselvatichiti avessero potuto avvicinarsi così tanto agli insediamenti umani), gli attacchi al bestiame si fecero comunque intensi ed inarrestabili. Il lupo divenne lo spauracchio delle nonne e dei genitori che volevano ammonire i bimbi. Le storie popolari ci misero poi la loro (Cappuccetto rosso, Il lupo ed i 7 capretti, I 3 porcellini...), e ben presto questo animale divenne il simbolo del male e della cattiveria. Non è assolutamente così: il lupo è un animale timido e schivo, ha paura dell'essere umano e dei suoi insediamenti, il suo appetito non è insaziabile, ed ha severe regole sociali quando si trova in branco. Le madri accuddiscono i piccoli con devozione e vige grande rispetto per i membri anziani.

Non gufare!

Così come con il lupo, anche qui la tradizione cristiana medioevale ci ha messo lo zampino. Per boicottare il paganesimo che ancora risiedeva in molte zone nord-europee (in cui alcuni animali erano rappresentazione di spiriti di defunti o della natura stessa), si decise di dividere animali "buoni" legati alla luce, al sole, e animali "cattivi", portatori del malaugurio e servi del demonio, ovvero quelli notturni. Così gatti selvatici, gufi, civette, lupi, sciacalli, divennero il "nemico" della luce e della ragione. Il povero gufo, ad esempio, denigrato come temibile osservatore nell'oscurità e portatore di brutte notizie (nella tradizione, chi sente il canto di un gufo o di una civetta, sta per ricevere notizie della morte di qualcuno), ha in realtà un carattere mite. Al contrario, la colomba, simbolo associato allo Spirito Santo nella tradizione cristiana, sa essere estremamente aggressiva nel periodo degli amori.

L'ippopotamo: grosso bonaccione

E no! L'ippopotamo, insieme al bufalo cafro, è la prima causa di morte da animali in Africa. Dimenticatevi i leoni e i leopardi, fare un bagno con gli ippopotami può costarvi molto più caro che un'escursione sulla terra ferma! Cosa ci ha messo in testa che questo animale sia morbidoso e dolce? Innanzitutto i film Disney ed i cartoni di Hanna e Barbera, ma anche le pubblicità: ricordate  il dolcissimo ippopotamo blu della pubblicità dei pannolini?

Io, sciacallo ... e voi no!

Ritenuto portatore di sventure e legato indissolubilmente alla morte (si nutre principalmente di carcasse), sono le "croci" del povero sciacallo. L'aggettivo che deriva dal suo nome viene utilizzato per indicare atti vandalici quali furti o profanazioni che rendono ancora di più una versione negativa ed idealizzata di questo animale. Per gli antichi egizi era sacro, tanto da donare al dio Anubi le sue sembianze. Nella realtà, lo sciacallo, stringe legami di coppia fortissimi ed indissolubili, le madri e le sorelle rimangono "amiche" lungo il corso di tutta la vita.

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TUTTI I MITI (SFATATI) SUGLI ANIMALI

Altri Pets , Cani , Gatti

Quante volte usiamo termini come sciacallo, oca, gufo oppure furbo come una volpe? Questi animali sono entrati nel linguaggio comune ma, a volte, la loro accezione negativa non rispecchia la realtà della natura animale. Ecco gli errori più superficiali in cui possiamo incorrere quando parliamo delle caratteristiche uomo/animale:

Rumorosa, irritante, stupida: sei proprio un'oca!

L'origine di questa "superstizione" sulla stupidità di questi volatili, ha origini probabilmente, Medioevali ed è stata portata avanti da una lunga tradizione di fiabe e racconti nordici. Inutile il tentativo di Konrad Lorenz, uno dei padri fondatori dell’etologia, di spiegare che le oche non sono affatto stupide. Secondo Lorenz, si tratta di esseri sociali, anche solidali e capaci di innamorarsi per tutta la vita, con uno spiccato senso di protezione (specie per la prole), che accomuna padre e madre. Sanno essere però estremamente rumorose e "chiacchierone", su questo non possiamo discutere.

Furbo come una volpe! Mica tanto...

Mettiamo in chiaro, non è che siano stupide, ma non sono proprio argute come ci hanno fatto credere. L'origine di questa credenza deriva dagli antichi greci, amanti della zoomorfia, perchè, secondo una loro scala di valori estetico/caratteriali, i tratti aguzzi indicavano spiccata intelligenza e senso civico. La volpe, col suo muso allungato, rispecchiava bene gli aspetti che i greci volevano indicare e, con il suo carattere schivo, e la grande rapidità predatoria, la volpe risultava il paragone ideale all'astuzia. In realtà è un animale estremamente pauroso, preferisce la caccia silenziosa e sicura (infilarsi in un bel pollaio di notte) o nutrirsi di spazzatura, non è nè un lottatore brillante nè, tantomeno, capace di una vita sociale con altri membri della sua specie.

Cocciuto come un somaro... perchè non hai visto mio cugino!

Una credenza che ha origini molto antiche, ma si tratta con tutta probabilità di un semplice paragone che si suole fare con "suo cugino bravo": il cavallo. Se il secondo sembra estremamente elegante, posato ed obbediente è solo perchè somaro ed asino, risultano goffi ed impacciati. Al contrario, è un animale attento e sveglio, ed è dotato di molta più autonomia del cavallo, per questo non si sottomette facilmente e tende a fare quello che vuole lui.

Il coraggio delle aquile

L'aquila testa bianca, adorata come simbolo di forza e saggezza da parte degli indiani d'America (un po' come nella zoomorfia greca) era identificata con i profili degli uomini di valore (naso adunco e tratti spigolosi). Il suo aspetto fiero, la mole e le grosse dimensioni alari, facevano pensare ad un'entità divina saggia e coraggiosa che piomba dal cielo. Nella realtà l'aquila ha prestazioni di volo nella norma, non è nè la più veloce nè la più controllata e, ad una sfida impossibile verso prede più grandi, preferisce cuccioli di ungulati, topi, pesci e marmotte. Insomma, più che coraggiosa, va sul sicuro!

"Fame da lupo", "Attento al lupo", "In bocca al lupo"

Prima del medioevo e della tradizione cristiana, il lupo era simbolo di forza, virtù, coraggio e devozione alla famiglia. Basti pensare a Romolo e Remo, allattati da una lupa, secondo la tradizione della fondazione di Roma. Con i secoli bui, è sceso su questo animale un manto negativo. Forse per colpa di un periodo ecologicamente oscuro, durante il Medioevo, alcuni branchi di lupi avevano cominciato ad attaccare i villaggi umani finendo, in alcuni casi, con il nutrirsi di bambini lasciati soli. Sebbene non ci siano prove certe (alcuni sostengono che sia stato più probabile che dei cani inselvatichiti avessero potuto avvicinarsi così tanto agli insediamenti umani), gli attacchi al bestiame si fecero comunque intensi ed inarrestabili. Il lupo divenne lo spauracchio delle nonne e dei genitori che volevano ammonire i bimbi. Le storie popolari ci misero poi la loro (Cappuccetto rosso, Il lupo ed i 7 capretti, I 3 porcellini...), e ben presto questo animale divenne il simbolo del male e della cattiveria. Non è assolutamente così: il lupo è un animale timido e schivo, ha paura dell'essere umano e dei suoi insediamenti, il suo appetito non è insaziabile, ed ha severe regole sociali quando si trova in branco. Le madri accuddiscono i piccoli con devozione e vige grande rispetto per i membri anziani.

Non gufare!

Così come con il lupo, anche qui la tradizione cristiana medioevale ci ha messo lo zampino. Per boicottare il paganesimo che ancora risiedeva in molte zone nord-europee (in cui alcuni animali erano rappresentazione di spiriti di defunti o della natura stessa), si decise di dividere animali "buoni" legati alla luce, al sole, e animali "cattivi", portatori del malaugurio e servi del demonio, ovvero quelli notturni. Così gatti selvatici, gufi, civette, lupi, sciacalli, divennero il "nemico" della luce e della ragione. Il povero gufo, ad esempio, denigrato come temibile osservatore nell'oscurità e portatore di brutte notizie (nella tradizione, chi sente il canto di un gufo o di una civetta, sta per ricevere notizie della morte di qualcuno), ha in realtà un carattere mite. Al contrario, la colomba, simbolo associato allo Spirito Santo nella tradizione cristiana, sa essere estremamente aggressiva nel periodo degli amori.

L'ippopotamo: grosso bonaccione

E no! L'ippopotamo, insieme al bufalo cafro, è la prima causa di morte da animali in Africa. Dimenticatevi i leoni e i leopardi, fare un bagno con gli ippopotami può costarvi molto più caro che un'escursione sulla terra ferma! Cosa ci ha messo in testa che questo animale sia morbidoso e dolce? Innanzitutto i film Disney ed i cartoni di Hanna e Barbera, ma anche le pubblicità: ricordate  il dolcissimo ippopotamo blu della pubblicità dei pannolini?

Io, sciacallo ... e voi no!

Ritenuto portatore di sventure e legato indissolubilmente alla morte (si nutre principalmente di carcasse), sono le "croci" del povero sciacallo. L'aggettivo che deriva dal suo nome viene utilizzato per indicare atti vandalici quali furti o profanazioni che rendono ancora di più una versione negativa ed idealizzata di questo animale. Per gli antichi egizi era sacro, tanto da donare al dio Anubi le sue sembianze. Nella realtà, lo sciacallo, stringe legami di coppia fortissimi ed indissolubili, le madri e le sorelle rimangono "amiche" lungo il corso di tutta la vita.

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